Lo Straniero…
Fabrizio Massa è un ragazzo che ho incontrato per la prima volta più o meno 4 anni fa.
E ragazzo, lo era veramente. Lui ed un ristretto gruppetto di amici. Di quell’età fantastica, quando si immagina che ogni sogno è possibile ed ogni traguardo raggiungibile.
Vedevo questi “pazzi”, col buio, con la pioggia, col freddo, di domenica o in ogni altro giorno di festa, indossare una inconcepibile armatura e scendere in acqua.
Pazzi.
E non credo manco di essere stato l’unico a pensarlo.
Da quegli incroci occasionali, da quei giudizi frettolosi e superficiali, è passato del tempo e il ragazzo è ora un uomo bello e fatto.
E quei sogni e quei traguardi, ha imparato a realizzarli.
Molti li ha già “concretizzati”.
Merito anche del buio, della pioggia, del freddo, delle domeniche o di ogni altro giorno di festa, passato ad indossare una inconcepibile armatura e scendere in acqua.
Quello che non ho colto subito è stato il motivo per cui mi passavano per “pazzi” ma mai mi passavano inosservati. A me e tutti quanti.
Consapevoli o meno che fossero all’epoca, i ragazzi del CCNapoli avevano già un dono, un potere, che hanno saputo poi nel tempo, condividere, alimentare ed utilizzare.
Lo sport è un territorio straordinario. Un aspetto della vita in cui il racconto può ancora essere epico e dove gli eroi sono esseri umani e non prodotti della fantasia.
In Spagna, nella squadra di Murcia, il Pinatar, la settimana scorsa Fabrizio è stato lo straniero. Portando nelle canoe del campionato spagnole lo spirito e le qualità, coltivate e affinate a casa, nelle acque difficili e faticose di Miseno.
È stato lo straniero, nel senso più bello, nel solo ed unico senso, che “straniero” deve avere. Quello che porta quel qualcosa in più. Quello che spariglia. Quello che ha qualcosa da raccontare. Da mostrare, da condividere. Nello sport e in ogni altro aspetto della vita, straniero e fratello dovrebbero essere sinonimi. Sono sinonimi.
Ed è quello che al ritorno ha raccontato.
“Il Pinatar é una grande famiglia come il Canoa club Napoli”.
Ha trovato dei fratelli, degli amici che lo hanno accolto.
Ed a loro ha portato quella strana e inevitabile tendenza a vincere che oramai abbiamo imparato ad apprezzare.
Viviamo un’epoca difficile. I cattivi esempi sono più numerosi e frequenti di quelli buoni. Ed anche questi ultimi certe volte facciamo fatica a riconoscerli.
Straniero non suona sempre come una bella parola.
Ma questo ragazzo del CCNapoli, come del resto i suoi compagni e il suo coach, ha un dono, un potere.
Che ora si comincia a distinguere meglio dalla “pazzia”.
Con consapevolezza.
Il potere di riportare tutto nella giusta prospettiva, di mostrare a chi lo circonda, a chi li circonda, la strada giusta.
Assieme a lui e ai suoi compagni, tutti vorremmo essere “stranieri”.
E la salita, d’un tratto, sembra meno aspra.
Dono, potere, e grandi responsabilità.
Lo sport e gli eroi che lo praticano, conoscono questa regola.
Ma il nostro, ha le spalle larghe per sopportarne l’onere.
Addetto Stampa
Gino Illiano