Ma quante ne sappiamo?
La stagione della canoa polo entra a grandi falcate nella sua fase calda. Per passione e per legami familiari, cresce continuamente il coinvolgimento del pubblico. Ci si ritrova spesso, e sempre più numerosi, in casa ed anche fuori, ad assistere con entusiasmo alle partite dei ragazzi del CCNA. E come in ogni sport, canoa polo incluso, ciascuno ha una propria “versione” delle regole e del regolamento.
E quasi mai questa visione coincide con quella ufficiale, quella degli arbitri. Che, soprattutto nella canoa polo, sono “nel pubblico”, a diretto contatto con noi “facinorosi”, durante “l’esercizio delle funzioni”.
È giunta l’ora per tutti di diventare un po’ più consapevoli e di comprendere alcuni termini e concetti che almeno per me, regolamento alla mano, solo ora cominciano ad essere più chiari.
Cominciamo da qualche numero…
Chi sa più o meno quanto misura il campo?
35 metri di lunghezza per 23 di larghezza. Più un altro metro libero tutto intorno; profondo per lo meno 90 centimetri.
La porta è ad un’altezza di 2 metri dalla superfice dell’acqua e misura 1 metro di altezza per 1,5 metri di larghezza. La palla pesa tra i 400 e i 450 grammi.
Le canoe devono avere lunghezza tra i 2 e i 3 metri e larghezza tra 50 e 60 cm, e una protezione morbida su punta e coda per moderare gli impatti. La pagaia è generalmente lunga tra 1,85 e 2,20.
Ogni squadra è formata da un massimo di 8 giocatori per ogni partita, 5 titolari e 3 riserve, e ciascuno deve avere un numero stampato su corpetto e caschetto, dall’1 al 99.
Ai giocatori schierati momentaneamente come riserve, è delimitata un’area apposita ai lati posteriori della porta. La sostituzione anticipata, prima dell’uscita completa dal campo di un compagno di squadra comporta un “giallo” al giocatore che commette l’infrazione.
Si giocano 2 tempi da 10 minuti “effettivi” con un intervallo tra i 2 tempi al massimo di 3 minuti. Ogni squadra ha 60 secondi per tirare in porta (shot-clock). Il tiro azzera il tempo sia che la palla torni a chi ha appena tirato sia che la palla passi all’altra squadra. Un giocatore ha 5 secondi per giocare la palla, o passandola ad un compagno o effettuando un lancio in acqua di almeno un metro dalla posizione di partenza. Spingere l’avversario non è irregolare sempre che il giocatore “nemico” sia in possesso della palla e che sia spinto solo ed esclusivamente sulla schiena.
Chiunque può essere considerato portiere della propria squadra sempre che abbia la punta della canoa verso il centro del campo e si trovi vicino e davanti la porta con la pagaia tenuta in verticale. Il portiere non può essere toccato o spinto se non è in possesso di palla.
Esistono da quest’anno due tipi diversi di “rigori”. Uno per fallo gravissimo e si può tirare senza portiere. Un secondo, la novità, per infrazioni meno gravi e che prevede la presenza del portiere.
E fino a qua forse queste le sappiamo tutti… Anche quello che si intende per “antisportivo”, spero… Cose tipo protestare, bestemmiare, irridere l’avversario, perdere tempo, impedire la ripresa del gioco… insomma quello che si vede puntualmente in ogni partita di calcio e che viene quasi sempre lasciato sistematicamente impunito. Nella canoa polo no, non si fa e si viene sanzionati puntualmente. Perfetto direi.
Coi falli, come siamo messi? Che “reati” abbiamo compiuto quando i giudici dicono “Pagaia!”?
Con la pagaia non puoi ovviamente “colpire” e nemmeno toccare l’avversario. Non puoi cercare di conquistare la palla se è dell’avversario o comunque alla sua portata. Non puoi cercare di arrivare alla palla dall’altra parte della canoa del giocatore contendente attraversando il suo pozzetto. Non puoi mettere la pagaia nel raggio di azione delle braccia dell’avversario che ha in mano la palla, e non puoi ostruire l’azione rivale. Men che meno colpire con la propria pagaia una pagaia di un canoista dell’altra squadra o la sua imbarcazione. Inutile dire che non la puoi lanciare… insomma, pagai, intercetti se puoi e facendo attenzione e basta. Il resto è pericoloso e non va nemmeno tentato!
E quando sentiamo “Canoa!”?
In quel caso, il giudice di gara ha inteso che con la canoa abbiamo messo in pericolo l’incolumità del canoista dell’altra squadra. Stando deliberatamente sul suo paraspruzzi ad esempio, oppure contrastandolo violentemente senza che questi sia in possesso della palla, entrando di punta sul fianco dell’imbarcazione avversaria, o se ne impediamo il raddrizzamento quando è capovolto. Oltre naturalmente a quando dal contrasto viene fuori una traiettoria della nostra canoa che può portare a colpire l’avversario. Altra cosa che un canoista non può fare è di impedire con la canoa l’avanzata di quella avversaria se questa non è in possesso di palla. O ci proviamo pure noi a prendere quel pallone, e chi è più bravo ci riesce, oppure dobbiamo lasciarlo fare all’avversario. Con una simile infrazione ci scappa un rigore contro, se l’avversario ha la possibilità di andare a rete e noi glielo impediamo.
Cartellini, gli stessi colori del semaforo…
Rosso, l’hai fatta grossa! Scatta se hai collezionato 2 gialli oppure ti sei beccato un bel cartellino verde ma la cosa ti ha lasciato indifferente e non hai moderato il comportamento. Ovviamente è rosso se aggredisci un avversario. E che ti aspettavi il Nobel?
Col “rosso” sei fuori dai giochi automaticamente anche nella partita successiva. Diventi come uno del pubblico, senza diritto di parola coi tuoi compagni di squadra. E soprattutto se sei l’allenatore, esci dall’area tecnica e non dirigi l’arrembaggio.
Con un “giallo” sei fuori per 2 minuti. A meno che la squadra avversaria non segni nel frattempo. Allora puoi rientrare prima dello scadere della punizione. Quando te lo becchi? Se contesti continuamente l’arbitro, anche se sei il capitano, se commetti un fallo grave o pericoloso, ma non così tanto da meritare il rosso.
E il cartellino “verde”? È una specie di avviso al giocatore e alla squadra intera per atteggiamenti o falli veniali che non devono ripetersi. Tipo parlare con l’arbitro se non sei il capitano o se è inutile perché a decisione già presa. È verde una condotta antisportiva, come non lasciare la palla all’avversario per battere una punizione. È verde pure se “un coach” lascia l’angolo tecnico durante la partita. Una volta che sei “verde”, al primo sgarro sei giallo! O peggio, rosso.
Riassumendo, quest’è. Corollari e commi quanti ne volete, ma il grosso è questo.
Ora, prendiamo una qualsiasi fotografia di una qualsiasi partita di canoa polo… Una in cui caschetti, canoe e pagaie non si capisce di chi siano e che certe volte sembrano spuntare da sott’acqua. E ditemi se non ci sono tutti i falli elencati in questo articolo!
Il bello è che non è così.
Praticare questo fantastico sport è difficile, ai livelli a cui ci abituano i ragazzi del CCNA è incredibile. Ma fare l’arbitro talvolta è “mostruoso”.
Con amici e parenti alle spalle a gridare la qualunque. Assumendosi, come è giusto, delle responsabilità enormi. Soprattutto quando le decisioni arrivano a pochi istanti dalla fine di una partita o di un torneo. Ed implicano moltissimo quelle decisioni. Per chi ha sudato e faticato per mesi ed anche per chi ha visto i propri ragazzi sacrificarsi ed impegnarsi con dedizione e costanza.
Se i nostri ragazzi escono incolumi da quelle battaglie che sono le partite, ed è tutto così emozionante è anche grazie alla passione, alla attenzione, allo scrupoloso giudizio degli arbitri.
Adesso che ne sappiamo qualcosa in più, possiamo anche candidamente riconoscere che ne sanno sempre più loro! (… anche se non hanno “sempre” ragione!)